SUL FUOCO SENZA CORPO
Dal commento di Patricius agli oracoli Caldaici di Zoroastro
La natura ci insegna per induzione che ci sono dei démoni corporali e che i germi del male che sono nella materia sono di bene e comune utilità.
Ma ci sono dei misteri che bisogna seppellire nelle pieghe più impenetrabili del pensiero.
Il fuoco sempre agitato e scattante nell’atmosfera può assumere una configurazione simile a quella dei corpi.
O per meglio dire, affermiamo l’esistenza di un fuoco pieno di immagini e di echi.
Chiamiamolo, se volete, una luce sovrabbondante che irradia, che parla, che si avvolge.
È il destriero folgorante della luce, o piuttosto è il bambino dalle larghe spalle che domina e sottomette il destriero celeste.
Che lo vestiamo di fiamme e d’oro o che lo rappresentiamo nudo come l’Amore e dandogli le frecce.
Ma se si prolunga la tua meditazione riunirai tutti questi emblemi nella figura del leone;
quando non vediamo più nulla né della volta celeste né dei cieli né della massa dell’universo.
Gli astri hanno cessato di brillare e la luce della luna è velata.
La terra trema e tutto intorno si rischiara di lampi.
Allora non chiama il simulacro visibile dell’anima della natura.
Poiché non devi vederli prima che il tuo corpo sia stato purificato dalle sacre prove.
Snervando gli animi e trascinandoli lontano dalle cose sacre, i cani terrestri escono da quei limbi nei quali finisce la materia, e mostrano agli sguardi mortali le apparenze di corpi sempre ingannatrici.
Lavora intorno ai cerchi descritti dal rombo di Ecate.
Non cambia nulla ai nomi barbari dell’evocazione: questi sono i nomi panteistici di Dio; sono attratti dalle adorazioni di una moltitudine e la loro potenza è ineffabile.
E quando dopo tutti i fantasmi vedrai brillare questo fuoco senza corpo, questo fuoco sacro le cui frecce attraversano in una volta tutte le profondità del mondo;
Ascolta ciò che ti dirà!
Franciscus Patricius, Magia philosophica